domenica 6 luglio 2014
domenica 29 settembre 2013
mercoledì 12 giugno 2013
domenica 26 maggio 2013
Giocasport estate 2013
Col
Patrocinio del Comune di Costa Volpino Tuttopergioco asd organizza
GIOCASPORT
ESTATE 2013
settimana
dedicata allo sport e ai giochi motori per
i bambini della scuola primaria
PALACBL
dal 2 al 6 settembre ore 9.00-12.00
Costo 25€ + 10€
(iscrizione e assicurazione annuale)
All’iniziativa
saranno ammessi a partecipare i primi 25 che effettueranno la preiscrizione
via telefono.
Per
informazioni e iscrizioni :
035971622 oppure Luisa
Profeta 3288742267, Luca Agliardi 3332080244
lunedì 22 aprile 2013
La carta dei diritti del bambino nello sport
1. Diritto di fare dello sport: ciò vuol dire che se un ragazzo desidera avvicinarsi alla disciplina sportiva di sua scelta, l’adulto non può negargli questa possibilità, ma deve offrire al giovane le condizioni che più si adattano al suo livello. Quanti ragazzi obesi, poco abili, caratteriali o indisciplinati sono stati così allontanati dallo sport?
2. Diritto di divertirsi e di giocare: si tratta di rispettare il modo in cui si gioca a questa età, dove si inventano magari regole personali di gioco, tanto per cambiare, dove i ritmi di lavoro sono diversi, dove si è spesso alla ricerca dell’aspetto ludico. Sovente quando un ragazzo abbandona lo sport a 12-13 anni lo attribuisce alla troppa serietà dell’ambiente sportivo e alla noia che prova durante gli allenamenti. Ed è bene qui ricordare che nell’origine stessa della parola "sport" (dal francese antico "desportes") c’e’ la nozione di divertimento.
3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano: oggi, nello sport di competizione, la lotta al doping e la promozione del fair play sono obiettivi comuni alla grande maggioranza delle federazioni sportive. Questi sono comportamenti che si imparano da giovani e che un ambiente sportivo "sano" deve insegnare. Purtroppo non è sempre il caso, basti pensare a dichiarazioni e azioni di allenatori delle squadre giovanili nei confronti degli arbitri...
4. Diritto di essere trattato con dignità: il ragazzo non è un essere inferiore e l’autorità non è quella dell’adulto che urla, punisce, minaccia. Lo sport a livello giovanile non dovrebbe essere fonte di frustrazione e di delusione ma di piacere e di progresso e spetta dunque all’adulto creare le condizioni favorevoli all’ottenimento di questi obiettivi.
5. Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti a seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: bisogna riconoscere che chi si occupa di giovani lo fa investendo tempo e volontà, sovente senza domandare nulla in compenso; ciò non toglie tuttavia che egli deve formarsi , conoscere i principi dello sviluppo fisiologico e psicologico onde evitare grossolani errori. Purtroppo c’è ancora la tendenza da parte delle società sportive di affidare atleti giovanissimi ad allenatori poco competenti, con risultati ovviamente poco soddisfacenti sia dal punto sportivo che educativo.
6. Diritto di misurarsi con giovani di pari forza: è senz’altro interessante per il giovane essere confrontato all’insuccesso nello sport; tuttavia, se egli viene costantemente messo a confronto con avversari che non hanno le sue stesse probabilità di successo, la sua esperienza potrà essere quella o di sentirsi impotente o di sentirsi imbattibile, ciò che non è molto utile dal punto di vista educativo.
7. Diritto di partecipare a competizioni adatte: esistono esempi positivi di come si possa rispettare questo diritto. In molti sport infatti si sono introdotte competizioni specialmente rivolte ai giovani (mini-tennis, mini-basket, mini-calcio, ecc...) gare dunque più consone alle caratteristiche spazio temporali del bambino e del ragazzo.
8. Diritto di praticare il proprio sport nel pieno rispetto delle norme di sicurezza: abbiamo potuto constatare troppo spesso che incidenti evitabili o lesioni da sovraccarico di lavoro accadono in allenamento, a causa di negligenze dell’adulto. Bisogna tuttavia riconoscere che in questi ultimi anni molto si è fatto in questo ambito (adattamento delle infrastrutture, consigli medici, stretching).
9. Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo: ciò significa proporre un programma di allenamento ben equilibrato e che consenta momenti di recupero. Questo vuol dire anche che nei periodi di congedo scolastico l’allenatore rispetta la necessità di riposare oltre il fisico anche la mente e non impone una quantità eccessiva di allenamento.
10. Diritto di non essere un campione: il ragazzo va considerato non solo in virtù di una buona competenza sportiva e di una qualsiasi eccellenza dei suoi risultati, ma anche e soprattutto con i suoi limiti e la sua inesperienza. Ma ha anche diritto di essere un campione, se il giovane ne ha il talento e la voglia, a condizione che non serva unicamente ad appagare l’ambizione dei genitori, allenatori o dirigenti.
2. Diritto di divertirsi e di giocare: si tratta di rispettare il modo in cui si gioca a questa età, dove si inventano magari regole personali di gioco, tanto per cambiare, dove i ritmi di lavoro sono diversi, dove si è spesso alla ricerca dell’aspetto ludico. Sovente quando un ragazzo abbandona lo sport a 12-13 anni lo attribuisce alla troppa serietà dell’ambiente sportivo e alla noia che prova durante gli allenamenti. Ed è bene qui ricordare che nell’origine stessa della parola "sport" (dal francese antico "desportes") c’e’ la nozione di divertimento.
3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano: oggi, nello sport di competizione, la lotta al doping e la promozione del fair play sono obiettivi comuni alla grande maggioranza delle federazioni sportive. Questi sono comportamenti che si imparano da giovani e che un ambiente sportivo "sano" deve insegnare. Purtroppo non è sempre il caso, basti pensare a dichiarazioni e azioni di allenatori delle squadre giovanili nei confronti degli arbitri...
4. Diritto di essere trattato con dignità: il ragazzo non è un essere inferiore e l’autorità non è quella dell’adulto che urla, punisce, minaccia. Lo sport a livello giovanile non dovrebbe essere fonte di frustrazione e di delusione ma di piacere e di progresso e spetta dunque all’adulto creare le condizioni favorevoli all’ottenimento di questi obiettivi.
5. Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti a seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: bisogna riconoscere che chi si occupa di giovani lo fa investendo tempo e volontà, sovente senza domandare nulla in compenso; ciò non toglie tuttavia che egli deve formarsi , conoscere i principi dello sviluppo fisiologico e psicologico onde evitare grossolani errori. Purtroppo c’è ancora la tendenza da parte delle società sportive di affidare atleti giovanissimi ad allenatori poco competenti, con risultati ovviamente poco soddisfacenti sia dal punto sportivo che educativo.
6. Diritto di misurarsi con giovani di pari forza: è senz’altro interessante per il giovane essere confrontato all’insuccesso nello sport; tuttavia, se egli viene costantemente messo a confronto con avversari che non hanno le sue stesse probabilità di successo, la sua esperienza potrà essere quella o di sentirsi impotente o di sentirsi imbattibile, ciò che non è molto utile dal punto di vista educativo.
7. Diritto di partecipare a competizioni adatte: esistono esempi positivi di come si possa rispettare questo diritto. In molti sport infatti si sono introdotte competizioni specialmente rivolte ai giovani (mini-tennis, mini-basket, mini-calcio, ecc...) gare dunque più consone alle caratteristiche spazio temporali del bambino e del ragazzo.
8. Diritto di praticare il proprio sport nel pieno rispetto delle norme di sicurezza: abbiamo potuto constatare troppo spesso che incidenti evitabili o lesioni da sovraccarico di lavoro accadono in allenamento, a causa di negligenze dell’adulto. Bisogna tuttavia riconoscere che in questi ultimi anni molto si è fatto in questo ambito (adattamento delle infrastrutture, consigli medici, stretching).
9. Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo: ciò significa proporre un programma di allenamento ben equilibrato e che consenta momenti di recupero. Questo vuol dire anche che nei periodi di congedo scolastico l’allenatore rispetta la necessità di riposare oltre il fisico anche la mente e non impone una quantità eccessiva di allenamento.
10. Diritto di non essere un campione: il ragazzo va considerato non solo in virtù di una buona competenza sportiva e di una qualsiasi eccellenza dei suoi risultati, ma anche e soprattutto con i suoi limiti e la sua inesperienza. Ma ha anche diritto di essere un campione, se il giovane ne ha il talento e la voglia, a condizione che non serva unicamente ad appagare l’ambizione dei genitori, allenatori o dirigenti.
mercoledì 20 febbraio 2013
La scelta dello sport giusto per il bambino
Niente, più
dello sport, aiuta i bambini a mantenersi attivi, insegna loro a stare in
gruppo e li prepara ad affrontare nel modo giusto le sfide della vita.
Per
scegliere quello giusto bisogna tenere conto di tanti fattori: età,
corporatura, indole e, ovviamente, preferenze personali del bambino.
Se vostro
figlio adora il basket, è probabile che non si appassionerà se lo costringerete
a fare una lezione di nuoto alla settimana!
Allo stesso
modo, se vostro figlio è un po' pigro, niente lo allontanerà di più dallo sport
che iscriverlo ad un corso che non gli piace!
Tenete conto
delle sue passioni e lo farete felice.
Lo sport per
lo spirito
Lo sport non
è solo movimenti ma offre una formazione mentale.
Un esercizio
fisico, individuale o di gruppo, permette al bambino di confrontarsi con gli
altri e insegna a perseverare, a superare se stesso... in funzione della sua
personalità e dell'attività scelta.
Lo sport insegna
la padronanza di sè ai bambini scatenati, la fiducia ai timidi, il coraggio e
la risolutezza ai timorosi, lo spirito di squadra agli individualisti...
La scelta si
deve fare in funzione del carattere del bambino, con l'obiettivo di aiutarlo a
superare le sue difficoltà:
gli sport
collettivi, o di contatto, sono adatti ai bambini timorosi e che non hanno
fiducia in se stessi;
gli sport
individuali sono raccomandati ai bambini che non stanno mai fermi;
gli sport
tecnici (tennis...) permettono ai bambini introversi di esprimersi.
Quali
benefici?
E' ormai
risaputo che lo sport fa bene al bambino.
Gli aspetti
positivi sono numerosi: sul piano fisico, aiuta lo sviluppo muscolare e
cardiaco, sul piano psicologico sviluppa il controllo, la fiducia e l'autonomia
ma anche la socievolezza e lo spirito di squadra. Le controindicazioni sono
pochissime e anche i bambini asmatici o diabetici possono praticare un'attività
sportiva regolare.
Come
scegliere?
Che sia
praticato come hobby o in agonistica, lo sport deve rimanere un piacere
per i bambini. E' quindi essenziale scegliere un'attività che piaccia al
bambino e che sia adatta alla sua personalità e alle sue capacità. Se il vostro
bambino è timido, uno sport come il judo o il karate può aiutarlo ad avere più
fiducia in se stesso. Se avete un figlio molto indipendente, potete proporgli
un'attività come la ginnastica, la scherma, il nuoto o l'equitazione. Se,
invece, il vostro bambino è pieno di energia, scatenato, potete scegliere
attività come il ciclismo, il judo o l'altletica mentre uno sport di squadra
gli insegnerà il rispetto dei suoi compagni e dei suoi avversari.
In ogni caso
è molto importante lasciare a vostro figlio la scelta dello sport che vuole
praticare.
A che età iniziare?
Anche se
esistono corsi come il baby nuoto, la pratica dello sport inizia verso i 6
anni.
Tra i 6 e i
8 anni, i bambini possono iniziare un'attività individuale come la ginnastica,
il nuoto, lo sci o la danza.
Dagli 8 anni
in su, invee, possono praticare sport di squadra (football, basket, pallamano,
rugby..) e discipline che richiedono la coordinazione, come il tennis o il
judo.
Ma è tra i 8
e i 13 anni che i bambini hanno le più grandi capacità per imparare. Non solo
possono sviluppare l'elasticità e il senso dell'equilibrio, ma anche la
resistenza.
Quali
precauzioni?
Anche se lo
sport è importante per il bambino, è bene evitare il sovra-allenamento e
privilegiare attività controllate, per esempio quelle praticate nei club
sportivi.
E'
consigliabile limitare la durata dell'attività tra le 4 e le 6 ore a settimana
per i bambini di 8 anni e tra le 6 e le 8 ore per i bambini di 12 anni. Per non
stancarli, può essere utile alternare sport individuale e sport di squadra.
Bisogna
imporre l'attività fisica ai propri figli?I genitori non devono mai imporre uno sport al loro
bambino. Se lo costringono, c'è il rischio che cominci a odiare lo sport.
Come
aiutarlo a scegliere l'attività?
Tra i 5 e i
10 anni, i bambini sono molto versatili, quindi bisogna lasciarli provare
secondo il loro desiderio. Ad esempio, dopo la coppa del mondo, tutti i
maschietti sognano di diventare calciatori ed è bene assecondarli. L'importante
è che, una volta che il bambino ha scelto il suo sport, sia pronto ad
impegnarsi per impararlo, passo dopo passo. Non si nasce campioni ma, con
costanza, procedendo per gradi, si può diventarlo!
In questa
età vi è la possibilità di praticare corsi basati su attività multisportiva in
modo di provarne varie e per vedere l'inclinazione del bambino, inoltre sono
attività multilaterali che coordinano il corpo e permettono l'alfabetizzazione
motoria rinforzando gli schemi motori di base.
Quale
criterio è il più importante?Il bambino deve poter assaporare il successo nello
sport perchè ha solo un'idea in testa: vincere! Che sia contro i suoi genitori
o contro i suoi amici, è pronto a tutto pur di vincere, anche a barare! Tenete
a mente questa regola quando lo indirizzate verso l'uno o l'altro sport.
Se vostro
figlio è in sovrappeso e pratica calcio o atletica sarà sempre l'ultimo, sarà
mal visto dai compagni oppure vivrà male il tempo che dedica allo sport. Se
invece fa nuoto, potrebbe essere il più veloce! Aiutatelo a scegliere uno
sport in cui possa sentirsi vincente!
Se il vostro
bambino è timido, privilegiate uno sport di squadra: è più facile digerire una
sconfitta insieme a tutta la squadra piuttosto che da soli.
Insomma,
guidate vostro figlio verso lo sport più giusto per lui, quello più in linea
con i suoi gusti e il suo temperamento e in grado di valorizzare al meglio le
sue potenzialità!
Dategli la
possibilità di scegliere.
venerdì 16 novembre 2012
Bambini, istruzioni per l'uso
I CONSIGLI DEI PEDIATRI da Milanopediatria 2012
Responsabilizzarli senza punizioni drastiche. Favorire il movimento e la socializzazione e a tavola televisione spenta
Ecco quindi le 10 regole d'oro del genitore modello:
1) «La prevenzione parte da molto prima della nascita», insegnano i pediatri. Lo stile di vita della donna, in gravidanza e durante l'allattamento ma ancora prima, per tutta la vita fertile, può infatti fare la differenza «nella vita del futuro individuo, dal feto all'adolescente», a più livelli: la mamma può infatti condizionare il quoziente intellettivo del bebè, l'indice di massa corporea, la tolleranza glucidica, la probabilità di malattie. Quindi no al fumo in gravidanza (riduce i livelli di colesterolo buono; Hdl, accelera la marcia dell'aterosclerosi e aumenta il rischio di ipertensione); occhio al peso e sì agli integratori ad hoc.
2) «Promuovere l'attività motoria. Ogni giorno - raccomandano i pediatri - il bambino dovrebbe fare 45-60 minuti di attività aerobica moderata e prolungata: per esempio andare a scuola a piedi, camminare a passo svelto, fare le scale, giocare a palla, saltare la corda, andare in bicicletta, sui pattini, sullo skateboard, meglio se con gli amici. In questo modo si ridurrà il tempo che trascorre davanti a tv e computer (non superare comunque i 60-90 minuti al giorno) e si creeranno le opportunità per mantenere l'esercizio e favorire il dispendio di energia».
1) «La prevenzione parte da molto prima della nascita», insegnano i pediatri. Lo stile di vita della donna, in gravidanza e durante l'allattamento ma ancora prima, per tutta la vita fertile, può infatti fare la differenza «nella vita del futuro individuo, dal feto all'adolescente», a più livelli: la mamma può infatti condizionare il quoziente intellettivo del bebè, l'indice di massa corporea, la tolleranza glucidica, la probabilità di malattie. Quindi no al fumo in gravidanza (riduce i livelli di colesterolo buono; Hdl, accelera la marcia dell'aterosclerosi e aumenta il rischio di ipertensione); occhio al peso e sì agli integratori ad hoc.
2) «Promuovere l'attività motoria. Ogni giorno - raccomandano i pediatri - il bambino dovrebbe fare 45-60 minuti di attività aerobica moderata e prolungata: per esempio andare a scuola a piedi, camminare a passo svelto, fare le scale, giocare a palla, saltare la corda, andare in bicicletta, sui pattini, sullo skateboard, meglio se con gli amici. In questo modo si ridurrà il tempo che trascorre davanti a tv e computer (non superare comunque i 60-90 minuti al giorno) e si creeranno le opportunità per mantenere l'esercizio e favorire il dispendio di energia».
3) «Osservare ritmi regolari, mantenendo 4-5 pasti al giorno. I bambini hanno bisogno di una ricca prima colazione, che non dovrebbe mai essere saltata (latticini, come latte o yogurt, carboidrati come cereali, pane, fette biscottate, muesli, biscotti secchi e frutta, che può essere sostituita con della marmellata); uno spuntino a metà mattina, il pranzo (che deve essere il pasto principale della giornata), la merenda e una cena leggera. È importante che le giornate siano sempre impostate in maniera metodica, con gli stessi orari e i giusti tempi da dedicare ai pasti. I ritmi spesso frenetici dei genitori, la scarsa disponibilità di tempo libero e le tentazioni offerte dalla televisione, portano spesso i bambini a imitare le abitudini dei grandi, andando per esempio a letto in tarda serata. È invece necessario assicurare al bambino un numero adeguato di ore di sonno», ammoniscono gli esperti.
4) «Pranzo e cena devono saziare ed essere pasti completi. Meglio optare per un piatto unico, costituito da pasta o riso (conditi con carne, pesce, legumi, formaggio, uova), verdura e frutta di stagione oppure per un primo, costituito da pasta o riso conditi con verdura, e un secondo come carne, pesce, legumi, formaggio o uova. Da non dimenticare verdura e frutta di stagione, preziose per l'apporto di vitamine e sali minerali, che devono essere introdotte due volte al giorno. È importante inoltre che l'alimentazione sia variata, affinché il bambino possa familiarizzare con i vari sapori. Altrettanto utile è coinvolgerlo attivamente nella preparazione dei cibi».
5) «Favorire momenti di socializzazione con gli altri bambini e momenti di svago all'aria aperta. La tendenza dei bambini di oggi è di stare spesso tra le mura domestiche o in luoghi chiusi». Invece per i pediatri «è utile stimolarli ad apprezzare i classici giochi di gruppo, le varie forme della natura e il piacere di scoprire le caratteristiche paesaggistiche della zona in cui vivono o di quelle che hanno occasione di visitare. Anche la riscoperta di alimenti, abitudini e tradizioni locali è utile per rafforzare il legame con il territorio e promuovere cultura e sensibilità al rispetto dell'ambiente».
6) «Riservare ogni giorno del tempo per commentare le esperienze o i fatti accaduti. La tavola, per esempio, può diventare una sede di ritrovo di tutta la famiglia. La televisione dovrebbe essere spenta e non dovrebbero esserci altre fonti di distrazione, in modo da parlare liberamente della giornata. Il bambino dovrebbe essere invitato a raccontare le attività svolte all'asilo o a scuola, i suoi rapporti con gli amici e, se è sufficientemente grande e interessato, è utile affrontare argomenti di salute o attualità che lo riguardano direttamente (per esempio l'inquinamento, la prevenzione dei piccoli traumi, semplici indicazioni di primo soccorso e così via)».
7) «Dedicare tempo al gioco e stabilire regole condivise con il bambino. Il gioco può essere considerato a tutte le età «nutrimento per la mente». Non è importante vincere né tantomeno raggiungere un determinato obiettivo - puntualizzando i medici dei bimbi - quanto incentivare alla creatività e alla libera espressione di pensieri, iniziative e movimenti. Anche la tipologia di gioco dovrebbe essere di volta in volta diversa, dall'attività ideativa e astratta (per esempio giochi di memoria e abilità) a quella costruttiva, scoprendo per esempio materiali nuovi. Il gioco, inoltre, impone delle regole che devono essere preventivamente conosciute da tutti i partecipanti e per questo motivo consente anche ai genitori di stabilire insieme al bambino norme comportamentali e di 'contrattarè con lui eventuali sue richieste o eccezioni occasionali».
8) «Aiutare il bambino a esprimere i propri sentimenti e ad accettare le eventuali frustrazioni. Sentimenti repressi o non manifestati per timore che vengano recepiti come segnali di debolezza dai genitori o aspettative eccessive da parte di questi ultimi - avvertono i pediatri - favoriscono nei bambini timidezza, insicurezza e ansia, insinuando parallelamente conflitti, desiderio di primeggiare, spirito di agonismo e scarsa tolleranza nei confronti delle proprie fragilità e di quelle altrui». Il consiglio è di «abituare il bambino a esaminare le proprie reazioni comportamentali e a riflettere sui tratti più spinosi del proprio carattere, stimolando il senso di autocritica e un'obiettività di giudizio nei confronti degli altri e delle vicende quotidiane. Il bambino deve sentirsi compreso e supportato e non deve farsi alcun genere di problema a riferire ai familiari esperienze o difficoltà incontrate al di fuori dell'ambiente domestico».
9) «Evitare metodi di punizione drastici - raccomandano ancora gli esperti - ma intervenire valorizzando sempre le qualità positive per accrescere l'autostima. I bambini sono molto recettivi: un clima di costante minaccia quale deterrente ai loro comportamenti meno graditi o il ricorso a sistemi coercitivi da un lato favoriscono l'insicurezza e dall'altro alimentano l'aggressività. Il bambino, indipendentemente dall'età, dovrebbe invece trovare nell'adulto comprensione e rassicurazione. Andrebbe responsabilizzato in proporzione alle sue capacità di affrontare un determinato impegno. Il principale ruolo dei genitori è infatti quello di trasmettere modelli comportamentali corretti, aiutando il bambino a ottimizzare le proprie inclinazioni naturali e a impegnarsi al meglio anche nelle attività per le quali si sente meno portato».
10) Infine, l'ultima regola è «effettuare i bilanci di salute e le visite pianificate dal pediatra. La medicina di oggi, soprattutto nell'età infantile, è prevalentemente orientata alla prevenzione. I bilanci di salute sono proprio le migliori opportunità per una valutazione generale dello stato di salute, della crescita, di alcune importanti funzioni (per esempio vista e udito) e del raggiungimento delle varie tappe dello sviluppo neuromotorio e psichico. Sarà il pediatra a valutare, caso per caso, al di là delle visite standard, l'opportunità di eseguire ulteriori controlli o di prescrivere esami specifici».
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